Nella terra di Dante e Petrarca, dove l’amore è stato celebrato nei secoli, l’Italia oggi registra oltre cento femminicidi all’anno. In una settimana segnata dall’uccisione di due studentesse ventiduenni, Sara Campanella e Ilaria Sula, una accoltellata alla fermata dell’autobus, l’altra ritrovata in una valigia in un bosco, il paese si confronta con una realtà inquietante.
Nonostante l’Italia abbia introdotto leggi avanzate, come la recente definizione legale di “femminicidio” nel codice penale, punibile con l’ergastolo, il problema persiste. La legge, per quanto severa, non può penetrare nelle dinamiche familiari né correggere atteggiamenti radicati nella società. La percezione della donna come proprietà o oggetto rimane diffusa, alimentando una cultura che giustifica o minimizza la violenza di genere. Wikipedia, l’enciclopedia liberaPressenza
Il caso di Ilaria Sula, il cui corpo è stato trovato in una valigia, simboleggia la disumanizzazione della vittima, trattata come un oggetto da eliminare. Sara Campanella, accoltellata in pieno giorno in un luogo pubblico, evidenzia come neanche la luce del sole garantisca protezione. Questi episodi non sono isolati, ma rappresentano l’apice di una cultura che non insegna agli uomini a gestire il rifiuto e alle donne a sentirsi sicure nella propria società. FemminicidioItalia.info+1istat.it+1
L’Italia, pur essendo una civiltà antica, mostra una lentezza nel progresso culturale riguardo ai diritti delle donne. La violenza non nasce nel vuoto, ma è il risultato di atteggiamenti e credenze non affrontate. Gli uomini che commettono questi crimini non provengono da contesti marginali, ma spesso da ambienti educativi e professionali rispettabili. Ciò indica una falla nel sistema educativo e nella trasmissione di valori fondamentali.
Figure politiche come Mara Carfagna hanno invocato una “rivolta culturale”. Tuttavia, sorge la domanda: cosa implica realmente questa rivolta? Basta distribuire materiale informativo nelle scuole o organizzare manifestazioni pubbliche? La risposta deve essere più profonda. È necessaria una trasformazione radicale che coinvolga l’educazione, i media, le istituzioni religiose e sportive. La società italiana deve riscoprire i valori del Rinascimento, scuotendo le fondamenta per ricostruire una cultura che valorizzi e rispetti le donne. Vanity Fair Italia
Se ciò non avverrà, le donne italiane saranno costrette a ridefinire la propria libertà attraverso la paura e la cautela, cercando rifugio in una società che dovrebbe invece proteggerle. Questo non è il segno di una civiltà avanzata, ma di una società in declino.